Il cambiamento
Dal 9/11/2015 nelle visure catastali degli immobili dei gruppi A, B e C c’è l’indicazione dei metri quadri invece che dei vani. Questo comporta maggiore chiarezza generale nei servizi digitali del catasto: i cittadini hanno accesso a informazioni che prima erano a disposizione dei soli professionisti. D’altro canto, criticità in vista della riforma vera e propria: bisogna controllare che i dati nelle visure catastali corrispondano a quelli delle planimetrie, ma finché la riforma non entrerà in vigore, sono ancora considerati i vani.
Scopi commerciali
Se si vuole comprare casa, è più facile controllare se l’informazione sulla superficie data dal venditore si riferisce ai mq commerciali o calpestabili.
Avere l’indicazione dei metri quadri nelle visure catastali consente di fare più velocemente il calcolo del valore commerciale di un immobile, per esempio consultando le quotazioni fornite dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare, pubblicate due volte l’anno sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Così si evita il rischio di pagare più del dovuto, se l’informazione sulla superficie data dal venditore è arrotondata per eccesso.
Scopi fiscali
Per IMU e Tasi si considera ancora la rendita catastale, che continuerà a basarsi sul numero dei vani, quindi non sui mq, finché la riforma non sarà confermata. Continua così a esserci un’incongruenza fra le rendite catastali e il valore di mercato degli immobili e non cambia nulla sugli importi pagati dai contribuenti.
La tassa sui rifiuti
Per il calcolo della tassa sui rifiuti, si considera la superficie calpestabile, senza muri e spazi aperti (balconi, terrazzi, giardini). Il vantaggio è che il contribuente non deve più fare l’auto-dichiarazione, guardando il Comune il dato presente nelle visure catastali. Lo svantaggio è che se il dato delle visure catastali non corrisponde a quello della planimetria (cosa probabile per un gran numero di casi), bisogna aggiornare quest’ultima tramite la procedura Documenti Catasto Fabbricati.
Correzioni
Per le superfici totali, a fini commerciali o fiscali, se il proprietario fa dei cambiamenti all’immobile e li comunica al Comune, ma non all’Anagrafe Tributari, devono essere attivate delle procedure di rettifica. La comunicazione dei lavori fatti può essere data direttamente dal proprietario, o dai professionisti, sul sito dell’Agenzia delle Entrate, ma il problema è che non si sa per quanto tempo gli aggiornamenti saranno considerati validi, poiché la Riforma del Catasto baserà l’importo delle tasse sui metri quadri.
Misurazioni del reddito
Il Fisco conosce e può prendere come riferimento i dati sugli immobili, quindi anche la loro superficie in metri quadri, per misurare il reddito dei proprietari e avere anche informazioni sulle operazioni che sono fatte.
Incertezze
Il punto più critico è l’incertezza sulla Riforma. È stato dato come momento d’inizio il 2016 e, nel frattempo, il governo può procedere alla riforma dell’IMU e della Tasi, garantendo la neutralità della Riforma del Catasto per scopi fiscali. Nella Legge di Stabilità 2016 sono introdotte novità, che potrebbero anche portare all’eliminazione di alcune tasse, ma finché la Riforma del Catasto non è ufficiale, non si sa ancora nulla di certo.